Baschi: Madrid ordina, Roma ubbidisce. La Cassazione conferma la consegna alla Spagna di Zurine, Artzai e Fermin
Marco Santopadre, Radio Città Aperta
15-10-2010/20:51 --- In casi analoghi le corti di Nord Irlanda, Gran Bretagna e Francia avevano deciso che non vi erano elementi sufficienti a consegnare a Madrid dei giovani attivisti baschi arrestati nei rispettivi paesi sulla base di un ordine di cattura europeo spiccato dalla magistratura spagnola. Che la persecuzione di Madrid nei confronti dei giovani indipendentisti baschi sia tutta politica e infondata dal punto di vista giuridico comincia ad essere noto anche in quei paesi che pure collaborano, e attivamente, con la cosiddetta ‘lotta al terrorismo’ di Madrid. Ma i magistrati italiani non hanno seguito l’esempio dei loro omologhi di Londra, Belfast e Parigi ed in più occasioni hanno accordato alle autorità spagnole la consegna di Zurine, Atzai e Fermin, tre giovani arrestati a Roma lo scorso 10 giugno mentre si apprestavano a tenere una conferenza stampa per informare i media italiani sulla loro condizione di perseguitati politici. Neanche il fatto che il Procuratore Generale Otello Lupacchini, che nell’udienza in Corte d’Appello dello scorso 8 settembre rappresentava l’accusa, abbia chiesto ai giudici di rigettare la consegna, ha fatto desistere la Cassazione dal respingere il ricorso presentato dallo stesso Lupacchini lo scorso 16 settembre.
Madrid, come ha ricordato lo stesso Lupacchini durante la sua ‘requisitoria’ in Corte d’Appello e come avevano fatto più volte gli avvocati difensori D’Addabbo e Antetomaso, considera di natura criminale comportamenti schiettamente politici: manifestazioni, assemblee, conferenze stampa, attività di quartiere o di controinformazione nelle scuole e nelle università… Secondo l’assurdo e persecutorio teorema coniato dal Giudice Garzon ed applicato scientificamente dai suoi colleghi dell’Audiencia Nacional con il placet dei governi di destra e centrosinistra - quel ‘tutto è Eta’ che ha portato nelle carceri migliaia di attivisti politici, giornalisti, sindacalisti, femministe, ecologisti, intellettuali – Zurine, Artzai e Fermin sono colpevoli. Sono così colpevoli che potrebbero essere condannati a pene tra i 6 e i 12 anni di carcere.
Hanno provato a spiegarlo ai media italiani in più occasioni gli avvocati dell’Associazione Giuristi Democratici, le reti di solidarietà, qualche attivista che da anni segue la questione basca. Ricevendo scarsa attenzione anche da quei quotidiani che riempiono le proprie pagine di diritti umani e battaglie di civiltà, a condizione che riguardino popoli lontani migliaia di chilometri dalla vecchia Europa o meglio ancora minoranze oppresse da Stati contro i quali la Nato o l’Unione Europea hanno già scatenato le loro campagne di criminalizzazione mediatica.
''Gli elementi a carico dei tre giovani, cui si contesta la partecipazione ad una organizzazione terroristica sono scarni: le attività dimostrative svolte testimoniano una militanza politica, non sovversiva'' aveva ribadito ieri Maria Luisa D'Addabbo durante la conferenza stampa convocata in una sala del Senato durante la quale era stato illustrato il contenuto di un appello in cui esponenti politici di tutti i partiti della sinistra e del centrosinistra, giornalisti di varie testate e giuristi chiedevano che l’Italia dicesse no a Madrid. ''Non stiamo parlando di fenomeni terroristici – aveva aggiunto Giovanni Russo Spena della Federazione della Sinistra - ma di lotta di popolo. Il caso apre un dibattito sullo spazio giuridico europeo che non può essere solo in funzione repressiva, ma deve garantire diritti. Come da ricorso del Pg la sentenza della corte d'appello viola la libertà di riunione e di espressione''. “Tenuto conto delle numerose denunce sulla violazione dei diritti dei detenuti baschi in Spagna, sulla violazione dei diritti democratici, civili e politici da parte delle autorità spagnole (...), e della evidente inconsistenza delle accuse, confidiamo, in ossequio ai principi costituzionali posti a tutela delle fondamentali libertà di espressione e di manifestazione del pensiero, che la consegna dei tre giovani venga rigettata e che venga loro restituita la libertà” recitava l’appello.
Ma non c’è stato nulla da fare: i giudici di Cassazione non hanno ritenuto opportuno soppesare con la dovuta attenzione tutti quegli elementi di arbitrarietà nella richiesta di consegna avanzata da Madrid che pure erano stati evidenziati dallo stesso Lupacchini. O, più semplicemente, non se la sono sentita di creare un caso, un precedente negativo, nelle relazioni tra Roma e Madrid. D’altronde oggi in aula durante il dibattimento spiccava la presenza di un rappresentante spagnolo. Si trattava del magistrato Jesus Santos, che ha potuto assistere al dibattimento nonostante questo fosse a porte chiuse. "L’argomentazione giuridica orale e scritta è stata fantastica. Nessuno ora potrà mettere in discussione il carattere terroristico di Segi, né la difesa, né il magistrato” ha dichiarato Santos alla stampa iberica a proposito della requisitoria dell’accusa rappresentata oggi da Eugenio Selvaggi.
Nei mesi scorsi in più occasioni il personale diplomatico iberico era intervenuto presso le autorità italiane per sollecitare una rapida consegna dei tre giovani. Non sono neanche mancati gli sgarbi e le insolenze dei giudici di Madrid nei confronti della magistratura italiana: come quando in una lettera di accompagnamento alla sentenza che mette fuori legge Segi - l’organizzazione giovanile alla quale sono accusati di appartenere i ventenni - un giudice dell’Audiencia Nacional invitava i colleghi italiani a non impicciarsi troppo e a fidarsi... Un atteggiamento al limite dell’intimidazione – documenti inviati in originale e non tradotti e fuori dai termini stabiliti – che però non ha infastidito più di tanto gli accondiscendenti magistrati italiani.
Che sia un paese come la Spagna a violare sistematicamente i diritti umani e politici di un intero popolo importa poco ai progressisti distratti e per niente a chi crede che lo status quo in Europa sia il migliore di quelli possibili.
Entro i prossimi dieci giorni Zurine, Fermin e Artzai, dalla carceri di Rebibbia e di Terni, verranno spediti a Madrid, che provvederà immediatamente a rinchiuderli in prigioni le più lontane possibili dal Paese Basco. Di modo che la loro pena diventi anche quella dei loro genitori, dei loro parenti e dei loro amici. Con buona pace della giustizia. L’opinione pubblica italiana potrà continuare a dormire tranquilla, ignara dell’ennesima ingiustizia consumata negli stanzoni del Palazzaccio.